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Matinée letteraria con Carmine Abate - Banchetto di nozze e altri sapori

La Piccola Libreria e la Associazione Culturale Chiarentana invitano alla matinée letteraria con l’autore, premio Campiello
CARMINE ABATE

in dialogo con Fausta Slanzi, giornalista

IL LIBRO
C'è un incontro quotidiano che scandisce e rende più bella la nostra vita, che ci sa sorprendere creando connessioni inattese meravigliose. L'incontro con il cibo. E anche il destino del protagonista di questo libro è intrecciato con le pietanze "saporitòse" di cui si nutre, dalla nascita in Calabria alla maturità nel Nord. Il cibo è identità e qui diventa motore del racconto: un'appassionata storia di formazione attraverso i sapori e le fragranze che rinsaldano il legame con le origini, accompagnano il distacco dalla propria terra, annunciano il brivido dell'ignoto. Ecco dunque le tredici cose buone del Natale, i piatti preparati con giorni di anticipo, che lasciavano intuire all'autore bambino il ritorno imminente del padre dalla Germania. E poi, nell'adolescenza, nuovi appetiti che troveranno soddisfazione nella letteratura: libri prelibati che trasformano l'autore in un lettore onnivoro. Quando toccherà a lui abbandonare il paese per un impiego in Germania, dove incontrerà la donna della sua vita e poi con lei deciderà di stabilirsi in Trentino – a metà strada tra i loro mondi d'origine –, sarà ancora un piatto a celebrare la nuova vita: la polenta con la 'nduja, sintesi perfetta di Nord e Sud. Carmine Abate racconta il legame con la terra – la fatica che comporta, ma pure le dolcezze, l'incanto – e poi gli affetti, i sogni e i successi di chi sperimenta luoghi e sapori lontani, scegliendo di vivere, sempre, per addizione. E lo fa con un libro straordinario, che si divora d'un fiato ed è capace di realizzare una prodigiosa armonia tra i sensi, con gli occhi che leggono e trasmettono al cervello i sapori del cuore.

“Ogni luogo è un sapore. Chissà che palato ricco di gusti ti farai vivendo in tanti posti diversi. L’importante è che li aggiungi ai sapori della nostra terra, di quelli siamo fatti nel profondo, della sua scorza odoriamo, anche se viviamo altrove”.


" Coniugare senso di appartenenza ad una terra anzi, ad una cultura, con libertà di appartenere alla somma delle proprie conoscenze ed esperienze, farlo attraverso i sapori, gli odori e i cibi delle terre/case della propria vita, usando solo le parole, non è cosa semplice: nemmeno per Carmine Abate, che di scrittura se ne intende. Eppure, lui, Premio Campiello 2012, ci è riuscito (ancora una volta) e il suo “Il banchetto di nozze e altri sapori”, Mondadori editore, da pochissimi giorni in libreria, è un piccolo capolavoro da “cuoco, letterario, d’Arbërìa”....Carmine Abate ci ha abituati ad una scrittura dove colori, suoni, profumi e sapori non mancano, che sia la magnifica fioritura rossa della “collina del vento” o l’unicità della terra fin troppo riscaldata dal sole che, al Giglietto, rinfresca lo spirito con l’ombra delle fronde. Ma, in queste 166 pagine, il rischio di rimanere dolcemente inebriati per tutto il tempo è molto alto”
Fausta Slanzi, Il Trentino Quotidiano

“È un elogio della vita che ha il “sapore della cuntentizza” la storia autobiografica, screziata di venature malinconiche, che si sprigiona, profumata e fragrante come un buon piatto, dai racconti autobiografici di Carmine Abate..” 
Giovanni Caldare, Avvenire



LO SCRITTORE
Carmine Abate (1954) Di origini arbëreshë (albanesi fuggiti dalla patria occupata dai turchi ottomani), vive a Besenello (vicino Trento) dove insegna. Padre emigrato prima in Francia come minatore, poi in Germania come operaio nei cantieri stradali, a partire dai sedici anni, durante le vacanze estive, andava da lui ad Amburgo per lavorare in fabbrica: «Mio padre voleva che “imparassi come si mangia il pane”, che assaggiassi cioè la durezza del lavoro e della vita» (al Corriere della Sera). Laureato in Lettere: «Io che fino a sei anni sapevo parlare esclusivamente arbërisht divenni insegnante d’italiano». Supplenze al nord d’Italia e poi professore nelle scuole italiane di Amburgo, Bielefeld, Brema, Lubecca e, per sei anni consecutivi, a Colonia, prima della decisione di stabilirsi in Trentino. Tra i suoi libri: Il ballo tondo (2000), La festa del ritorno (2004), Tra due mari (2005), Il mosaico del tempo grande (2007), il bacio del pane (2013), la felicità dell’attesa (2014) tutti editi da Mondadori. Con La collina del vento(2012) ha vinto la cinquantesima edizione del Premio Campiello. I suoi libri, vincitori di numerosi premi, sono tradotti in Francia, Stati Uniti, Germania, Olanda, Grecia, Portogallo, Albania, Kosovo, Giappone e in corso di pubblicazione in arabo.